Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Delega al Governo in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate
Presidente, onorevoli colleghi, Governo, “A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che ogni straniero è nemico. Per lo più, questa convinzione giace in fondo agli animi come un'infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze più rigorose, con coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano”.
Sono parole di Primo Levi, straordinarie, per la loro chiarezza, e terribili, per il loro contenuto.
Parole che occorrerebbe tenere bene a mente, sempre e, in maniera particolare, quando si discute del come disciplinare il diritto di asilo e la condizione giuridica degli stranieri, perché mettono in guardia sui rischi che possono derivare quando si eleva a dogma, quando diviene pensiero dominante, dottrina giuridica, ratio legis, l'idea, come dice Primo Levi, che giace in fondo gli animi secondo la quale ogni straniero è nemico. Parole, insomma, che sollecitano alla prudenza, alla necessità di mitigare e ricondurre a ragionevolezza le paure e le pulsioni all'intolleranza e alla violenza che albergano in ciascun essere umano. Parole di saggezza, di umanità e di esperienza, che temo, però, non siano state adeguatamente considerate dal Governo, perché è del tutto irragionevole smantellare il cosiddetto sistema di accoglienza diffuso gestito dagli enti locali, lo SPRAR, a favore dei centri di accoglienza straordinari gestiti dalle prefetture, i CAS, facendo venire meno progetti e percorsi di inserimento e di integrazione che, pur in un contesto di risorse scarse, hanno dato buoni risultati e consentito a minori e a soggetti vulnerabili di non essere spinti ai margini della società. Perché è del tutto irragionevole abrogare l'istituto del permesso di soggiorno per motivi umanitari e correre il rischio di far cadere in una condizione di irregolarità migliaia di stranieri, tra cui molti neo maggiorenni.
Come osserva il tavolo Asilo nazionale, di cui fanno parte, tra gli altri, la Comunità di Sant'Egidio, le ACLI, la Caritas, Save the children, l'Asgi, Medici senza frontiere, la Federazione delle Chiese evangeliche, Oxfam Italia, ActionAid, la Tavola Valdese, l'Associazione Papa Giovanni XXIII, in nome della sicurezza si prospetta un inasprimento della disciplina del soggiorno, che aumenterà la propensione all'illegalità e renderà più fragile la coesione sociale anche per le famiglie italiane, mentre per le imprese diverrà più difficile reperire legalmente manodopera giovane e motivata, ad esclusivo vantaggio degli imprenditori disonesti e della criminalità organizzata.
Perché è inutile, controproducente e di dubbia legittimità allungare i tempi del trattenimento per la determinazione o la verifica dell'identità e della cittadinanza dei richiedenti asilo, perché l'istituto della revoca della cittadinanza contrasta con alcuni principi fondamentali dello Stato costituzionale contemporaneo, a partire dal principio di uguaglianza di fronte alla legge, e finisce con il consolidare e rafforzare una concezione di tipo naturale o etnico della cittadinanza, che andrebbe, invece, superata o, per lo meno, integrata con una concezione di tipo volontaristico elettivo. Una concezione che tenda, cioè, ad individuare l'elemento qualificante e unificante il popolo, al quale l'articolo 1 della Costituzione riconosce la sovranità, più che nel sangue e nella storia, nella uguale sottoposizione alla sovranità della Costituzione e nella comunanza di idee, intesa come adesione ai principi del pluralismo, dell'uguaglianza e della libertà. Perché appaiono irragionevoli e del tutto inutili ad assicurare maggiore legalità e sicurezza le nuove procedure per il rilascio e il rinnovo dei titoli di soggiorno, per l'esecuzione dell'espulsione o per l'esame della domanda con procedura accelerata direttamente in frontiera o in zone di transito. E altrettanto irragionevoli paiono le disposizioni in materia di iscrizione anagrafica, laddove, ad esempio, sembrerebbero escludere l'iscrizione anagrafica degli stranieri richiedenti asilo. E l'elenco potrebbe continuare, ma il Governo sembra non aver voluto prestare alcuna attenzione all'ammonimento di Primo Levi, soprattutto perché, di tutte queste considerazioni di merito e di altre preoccupazioni sollevate anche da moltissime associazioni, non è stato possibile discutere.
Il ricorso alla decretazione d'urgenza e l'apposizione della fiducia hanno mortificato il confronto parlamentare e tolto ogni spazio alla forza degli argomenti. Lega, MoVimento 5 Stelle, Governo, fermatevi, avviate un confronto pubblico vero, aperto, disponibile all'ascolto nell'interesse del Paese, della sicurezza, della legalità e di una convivenza rispettosa dei principi costituzionali e del fondamentale diritto di ogni essere umano di poter condurre un'esistenza libera e dignitosa.